lunedì 15 febbraio 2010

AVATAR 3D (Id., 2009) di James Cameron

James Cameron è un ottimo regista e pellicole come Aliens – scontro finale (Aliens, 1986), The Abyss (Id., 1989) e Terminator 2 – il giorno del giudizio (Terminator 2 – Judgement Day, 1991) lo hanno eletto RE incontrastato del genere fantascientifico. Ma è altrettanto indiscutibile che il regista canadese è un grandissimo “furbacchione” che sa bene quello che vuole la gente e, soprattutto, sa come darglielo: non è un caso, infatti, che i due film che hanno incassato di più nella storia del cinema sono entrambi suoi, fruttando più di 4 miliardi di $. Se nel caso di Titanic (Id., 1997) tale successo era più che aspettabile grazie a diversi fattori, primo dei quali la presenza del Teen-idol del momento Leonardo DiCaprio – mi ricordo di una ragazzina che andò al cinema 73 volte pur di vedere il suo idolo – ma anche grazie ad una melodramma d’amore “universale” e ad effetti speciali – come sempre nei film di James Cameron – che definire all’avanguardia è poco, gli stratosferici incassi, in tutto il mondo, di Avatar 3D (Id., 2009) mi hanno sorpreso assai. Con questo non voglio dire di aver mai pensato, anche solo per un momento, che la pellicola potesse essere un flop, non sono così sprovveduto, ma sinceramente non mi sarei mai aspettato che essa potesse diventare il film con il più alto incasso di tutti i tempi. I miei dubbi erano fondati soprattutto su due motivi. Il primo è che la fantascienza – mi riferisco a quella più “pura” –, pur essendo un genere che non muore mai, ai botteghini non ha mai fatto “sfracelli”: infatti nella classifica degli incassi di tutti i tempi oltre ad Avatar 3D, nei primi 30 posti, sono presenti una manciata di pellicole fantascientifiche come i vari Star Wars ed E.T. – l’extraterrestre (E.T. The Extra-Terrestial, 1982). Il secondo motivo riguarda l’assenza di un attore di grido nel cast: purtroppo è fatto noto che, molto spesso, basti il nome di una star hollywoodiana per garantire il “boom” al botteghino a pellicole magari anche mediocri o addirittura pessime. È, a mio avviso, molto interessante fare delle considerazioni sul cast della pellicola di James Cameron: esso è un insieme di “nuove leve” che, grazie a tale clamoroso successo, potranno finalmente fare il botto e “vecchie glorie” – più o meno… – cadute in disgrazia che magari riusciranno a rilanciare la loro carriera. Tra i primi impossibile non citare i due protagonisti. Sam Worthington che prima di Avatar 3D lo si potrebbe ricordare solo per Terminator salvation – l’inizio della fine (Terminator Salvation, 2009) – anche se onestamente, pur essendo uscito molto prima, ho dei dubbi che esso sia stato girato effettivamente prima di Avatar 3D visto i lunghissimi tempi di realizzazione della pellicola di James Cameron – e che invece, per il 2010, ha già in cantiere tre lavori cinematografici fra cui Scontro tra titani (Clash of the Titans, 2010) possibile sorpresa al botteghino di quest’anno. A Zoe Saldana è andata ancora meglio: per lei, nota al grande pubblico solo per la sua partecipazione all’ultimo Star Trek (Id., 2009) e piccolissime parti in altri film, sono ben quattro le pellicole in lavorazione per il 2010 più il sequel del film di J.J. Abrams già annunciato per il 2012. Per quanto riguarda le vecchie glorie, vorrei partire da Sigourney Weaver che dopo un periodo di appannamento sta per tornare alla grande con sei film tra 2010 e 2011 tra cui si vocifera – speriamo… – Ghostbuster III. Le altre due vecchie glorie, cadute più o meno in disgrazia, che sicuramente avranno dei vantaggi dal grandissimo successo di questo lungometraggio sono Giovanni Ribisi e la “tamarrissima” Michelle Rodriguez. Non bisogna stupirsi di tale fatto, basti pensare a tutti gli attori “graziati” dall’incredibile cinefilia di Quentin Tarantino: primo fra tutti, l’ex “ammalato” di febbre del sabato sera, John Travolta.
Ma veniamo al film…
Jack Scully è un ex marine costretto sulla sedia a rotelle. Grazie agli esperimenti portati avanti dalla dottoressa Grace Augustine per Jake si presenta l’opportunità di riprendere l’uso delle gambe. Sully sbarcherà su Pandora, un pianeta dove la mancanza di aria costringe gli umani a trasformarsi in Avatar, ibridi tra gli umani e i Na’vi, in cerca di minerali preziosi.
Avatar 3D è un film che farà, indubbiamente, molto discutere e questa volta non per i temi trattati come capita nella maggior parte delle volte in cui una pellicola diventa un caso. Il lungometraggio di James Cameron farà discutere soprattutto per le sue qualità intrinseche: ai più esso potrà apparire come uno spettacolare intrattenimento visivo con il nulla intorno, ma io sono qua per dimostrarvi il contrario. Il film è stato il primo ad essere girato in “3D Fusion Camera”, un tipo di cinepresa digitale ad alta definizione 3D alla quale Cameron stesso, insieme a Vince Pace e Rob Legato, ha dedicato 6 anni di sviluppo. Molti sono contrari, tra cui io stesso, a considerare la tecnologia come mero strumento che debba salvare la mancanza di idee o l’incapacità di raccontare storie, ma non credo che questo possa essere collegato alla pellicola del regista nato in Canada, la cui trama è innegabile che sia quanto di più basilare si potesse realizzare ma comunque credo che essa, d’altro canto, risulti piacevole e non annoi, e questo per una pellicola di quasi tre ore non è poco. Inoltre sono convinto che, alla fine, il 3D è solamente uno specchietto per le allodole: certo lo spettatore, inizialmente, viene preso dalla meraviglia ma dopo un po' si abitua e si immedesima nella storia. Se la storia è noiosa, rimane noiosa anche in 3D. Ma come dicevo in precedenza non è questo il caso di Avatar 3D, il quale ha parecchi spunti interessanti che si possono sviluppare.
Ok! Partiamo dalla trama: essa è sicuramente lineare al 100% e forse è un po’ troppo debitrice verso fonti storico/letterarie – Pocahontas – e, anche, cinematografiche – Balla coi lupi (Dances with Wolves, 1990) e L’ultimo samurai (The Last Samurai, 2003) – però, grazie agli effetti speciali all’avanguardia, sa come coinvolgere lo spettatore. Qua si potrebbe aprire una discussione sull’eticità di basare una pellicola, quasi esclusivamente, sul potere delle immagini e non sullo svolgersi dell’azione: io credo che è vero che un prodotto cinematografico è formato da più elementi, i quali si amalgamano per cercare di ottenere il meglio possibile, ma è innegabile che, con il passare degl’anni, le immagini sono diventate sempre meno “indispensabili” – passatemi la provocazione – e si sono sempre più asservite alla storia. Le immagini sembrano imprigionate in una gabbia dorata: esse continuano ad essere il centro nevralgico di un film ma non ne sono più sua massima espressione. Ma non è stato sempre così, basti pensare ai film delle origini, quelli muti, in cui – ovviamente – le immagini erano tutto. In un certo senso, è come se Avatar 3D cercasse di riportare la componente visiva ai suoi albori, ed è per questo che considero la pellicola di Cameron una sorta di “ritorno al futuro”: attraverso effetti speciali di ultima generazione, il regista canadese ci riporta alla preistoria del cinema. Elevandosi, qualitativamente, ad un altro livello, è possibile portare l’esempio di Terrence Malick: nei suoi film, egli ha sempre messo in primo piano la componente visiva delle sue pellicole, come non ricordarsi della magnificenza delle immagini de I giorni del cielo (Days of Heaven, 1978), definito da molti, più che meritatamente, il film a colori più bello mai realizzato… rimanendo sulla filmografia del regista texano è possibile riscontrare molte assonanze tra il lungometraggio di James Cameron e il suo The new world – il nuovo mondo (The New World, 2005). In primis, sicuramente la storia narrata… non è un’eresia definire la vicenda di Avatar 3D come una sorta di “Pocahontas del futuro”, molto effettivamente hanno in comune le due trame dei film citati: lo straniero accettato dal nativi del luogo, l’innamoramento corrisposto con la figlia del capo, l’indecisione del protagonista da che parte sia più giusto stare e tante altre situazioni. Ma la similitudine che più mi ha colpito è la rappresentazione della Natura e il rapporto che istaurano i nativi con essa: il rapporto simbiotico/armonico, di profondo e religioso rispetto, vissuto con la sacralità della natura è del tutto evidente. È un contatto spirituale, fisico, materiale: la natura viene toccata, respirata, ascoltata nella sua totale immersione dei sensi e dei corpi. Emblematica in questo senso è, in The New World, la sequenza in cui Pocahontas mima il canto e le movenze degli uccelli, dove “gioca” ma anche esprime la sua appartenenza a quella entità che è fonte di vita, di cultura, di anelito religioso. Mentre, nel lungometraggio di Cameron, il rapporto di perfetta simbiosi tra i Na’vi e la natura è esemplificato dal fatto che essi possono comunicare con gli animali del loro pianeta stabilendo un legame tra la loro treccia e il sistema nervoso dagli animali. I Na’vi, come i nativi d’America, venerano Madre Natura – o la sua corrispettiva – che viene definita “Eywa”. Essa è in grado di poter avere una connessione con tutte le cose e gli esseri viventi di Pandora.
Con tutte queste mie riflessioni non voglio esaltare eccessivamente il film di James Cameron perché comunque ha dei difetti evidenti… in primis è evidente che la storia da esso narrata è molto banale, anzi direi perfino scontata: fin dal primo si sa benissimo come dove andrà a parare la vicenda… sappiamo chi alla fine vincerà… non esiste nessun elemento sorpresa… ma ripeto che la semplicità non è, per forza, un fattore negativo. Una semplicità che ha toccato anche i protagonisti di tale pellicola, infatti un altro aspetto che è stato messo alla berlina sul web è la caratterizzazione dei personaggi, definita su internet “senza una minima sfumatura" e si faceva riferimento a personaggi "tagliati con l’accetta”. Questo è innegabile, ma tutti coloro che hanno posto questa questione hanno glissato sul fatto che, molto spesso, questo è un “male” necessario: chiunque abbia un minimo di conoscenza nel campo dello “scripting” sa che il principale intoppo in cui uno sceneggiatore può incorrere è quello di mettere troppa “carne sul fuoco”, rendendo il film troppo evasivo e faticoso da seguire per lo spettatore. Sono convinto che se il regista canadese avesse arricchito i personaggi oltre una caratterizzazione basilare, avrebbe causato un’eccessiva complessità della vicenda – creando una serie di sottotrame fuorvianti –, facendo perdere ad Avatar 3D quella semplicità che è alla base di una pellicola del genere.
Il film in questione, come ogni lungometraggio che si rispetti ha, al suo interno, un messaggio. Il messaggio che Avatar 3D vuole lanciare è il classico avvertimento ecologista; esso è molto in voga in questi anni nel Main Stream… come dimenticare – per demeriti ovviamente… – il dimenticabilissimo Ultimatum alla terra (The Day the Earth Stood Still, 2008), remake del cult di Robert Wise. Nel rifacimento la terra deve essere completamente “disinfestata” dal genere umano, colpevole di aver quasi “ucciso” il suo stesso pianeta a causa della propria stupidità. Il messaggio in sé è innegabile che sia alquanto banale e se devo essere del tutto sincero lo definirei molto demagoga e populista, però il merito di James Cameron è stato quello di inserire questo suo pensiero in una cornice spettacolare: uno straordinario contenitore così coinvolgente da far risultare credibile qualunque tipo di messaggio egli avesse deciso alla fine di propinarci.
Come vi ho detto in precedenza, la pellicola di James Cameron ha fatto discutere – e lo farà ancora molto – soprattutto per il suo rapporto con la religione. Il quesito che si sono posti molti giornalisti, esperti di cinema, religiosi stessi, è il seguente: di quale religione è Avatar 3D ? E come vedremo in seguito le risposte sono molte e disparate. Secondo alcuni, Avatar 3D presenta “un’apologia del panteismo, una fede che rende Dio uguale alla Natura, e chiama l’umanità a una comunione religiosa con il mondo naturale”. Per la religione panteista Dio è tutto. È innegabile che questa visione religiosa è molto sfruttata ultimamente da Hollywood, gli stessi nativi d’America in The new world – il nuovo mondo di Terrence Malick avevano una visione panteista: il motivo di questo “successo” del panteismo non solo ad Hollywood ma anche tra la gente comune americana è dato dal fatto che esso “apre la strada a un’esperienza del divino per la gente che non si sente a proprio agio con la prospettiva scritturistica delle religioni monoteistiche”. A questa interpretazione hanno replicato diversi osservatori: Jay Michaelson, per esempio, ha corretto l’interpretazione di panteismo per Avatar 3D, parlando invece di “visione unitaria dell’Essere”, inoltre “I panteisti non pregano, i panessenzialisti sì, come avviene in Avatar 3D”. Dall’Oriente arrivano interpretazioni ancora più “teologiche”. Il quotidiano “Hindustan Times” ha ospitato una recensione in cui nei personaggi alieni che abitano Pandora, i quali “sono di colore blu, non molto diversi dalle immagini popolari di Shiva”, può essere riconosciuta una delle principali divinità induiste. E il cristianesimo, è assente da Avatar 3D ? Mark Silk, nel suo blog rintraccia il nome “cristiano” di un personaggio del film: Grace Augustine – il nome del personaggio interpretato da Sigourney Weaver –, che per l’autore fa riferimento al concetto cristiano di “grazia”: infatti, sarà proprio Grace a spiegare al protagonista, l’ex marine Jake Sully, i significati nascosti del mondo di Avatar 3D, come quello di “rinascere due volte”, che Silk rilegge cristianamente secondo il dettato evangelico dei “born again”. Il dibattito, come si vede, è più aperto che mai.
Come ultimo aspetto, mi preme molto analizzare il 3D. Molti considerano questa tecnica come un fuoco di paglia, io spero di no… a me questa “vecchia innovazione” (i primi film in 3D sono addirittura degli anni ’20) piace un sacco. In 3D ho visto San Valentino di sangue 3D (My Bloody Valentie 3-D, 2008) e Viaggio al centro della terra (Journey to the Center of the Heart, 2008) rimanendo colpito dalla tridimensionalità di queste due pellicole – peccato che non fossero proprio dei capolavori – ma devo dire che Avatar 3D mi ha convinto di più, non tanto per la qualità del 3D, che comunque è superiore, ma per il suo utilizzo: una tridimensionalità epurata da ogni sua componente spettacolare o sorprendente. Il successo di Avatar 3D lo si deve ad una trama che non si assoggetta al 3D… dimenticate oggetti che vi vengono banalmente addosso… perché la tridimensionalità del lungometraggio del regista canadese la si deve apprezzare di più proprio perché non ha lo scopo di “divertire” lo spettatore – è per questo, credo, che molti sono rimasti delusi – ma ha il compito di far sembrare ancora più vasto – e coinvolgente – il meraviglioso mondo di Pandora… e in questo riesce benissimo.
Non posso che consigliare la nuova pellicola di James Cameron… soprattutto per chi vuole passare quasi tre ore di spensieratezza tra vari “ooooohhhhh” di gente stupita… perché è innegabile che Avatar 3D stupisce per la sua perfezione tecnica: è impossibile non rimanere affascinati dalla cura messa dal regista in ogni minimo particolare. Conclusione: yes, it’s a fabolous world.
PS: per quanto riguarda la parte della recensione in cui ho analizzato la religione di Avatar 3D, mi sono basato, in parte, su un articolo apparso su “l’osservatore romano".

3 commenti:

  1. Bellissimo film!! E bellissima recensione, anche perchè mi trovi d'accordo praticamente in tutto ciò che hai scritto! Il film mi è piaciuto tantissimo, sicuramente la formula messa in atto da James Cameron ha funzionato eccome!! Mi piace la storia - come dici tu una sorta di Pocahontas del futuro -, una bellissime storia d'amore alla quale però il regista non dà tanta importanza quanto quella che viene data alla natura e alle ingiustizie subite dagli abitanti di Pandora con i quali Jack Scully impara a convivere. Mi è piaciuta la comparazione che hai proposto con The new world, così come mi è piacita la parte in cui sottolinei l'importanza dell'immagine che diventa fondamentale canale di comunicazione. Anche per quanto riguarda il 3D, escludendo la prima scena - a mio parere fantastica - del film e alcuni particolari, la pellicola non si è prestata ad una spettacolarizzazione, anzi, il 3D è assolutamente secondario a tutto ciò che, a mio parere, ha reso il film un capolavoro, ossia la storia, i personaggi e i messaggi di cui si fa portavoce!

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  2. bravo pippo, quest'ultima rec (forse perchè hai analizzato un film + vicino a noi comuni mortali) davvero molto interessante!

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  3. Interessante l'aspetto visivo dell'immagine che hai sottolineato...ma soprattutto l'importanza di sottolineare come Avatar3D non è il classico film in 3D con tutti gli oggetti "gettati" contro lo spettatore!
    Recensione interessante...condivido
    Davide

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