giovedì 12 novembre 2009

PROSPETTIVE DI UN DELITTO (Vantage Point, 2008) di Pete Travis

Questo mio nuovo post non è come tutti gli altri... non è una nuova recensione, diciamo che è più un buttar giù qualche riflessione veloce su un film. Ieri un mio caro amico, compagno di battaglie sotto le plance e assiduo lettore del mio blog, mi ha chiesto cosa ne pensavo di Prospettive di un delitto (Vantage Point, 2008), una pellicola che tra l'altro non ho visto neanche troppo di recente... comunque spero di poter fare un'analisi almeno accettabile.
Il film di Pete Travis è incentrato su un attentato al presidente degli Stati Uniti in visita in Spagna, durante un discorso pubblico tenuto a Salamanca. Sfondo della vicenda è quasi esclusivamente la Plaza Major splendidamente ricostruita a Città del Messico. L'intreccio si sviluppa attraverso quello che hanno visto otto sconosciuti, protagonisti volontari ed involontari di questo delitto: praticamente lo spettatore è “vittima” di un gioco ad incastro architettato dal regista, il quale fa rivedere la scena dell'assassinio da diverse soggettive aggiungendo ogni volta una nuova componente del puzzle.
Prospettive di un delitto è, senza dubbio, un omaggio a Rashomon (Rasho-mon, 1950) di Akira Kurosawa, uno di quei lavori cinematografici che tendono a fare (la) storia (del cinema) ed essere abbastanza frequentemente omaggiati... ma a me sinceramente ha ricordato anche 11.14 – destino fatale (11.14, 2003) di Greg Marcks un thriller/horror in cui la vita di alcuni sconosciuti si intrecciava, a causa di avvenimenti apparentemente non legati tra loro, in un preciso orario: 11.14 p.m.
Come ho detto in precedenza, la pellicola l'ho vista un po' di tempo fa, ma mi ricordo che non mi aveva convinto: Prospettive di un delitto partiva da una buona idea di base ma che in seguito è stata sviluppata male e la seconda parte del film era, a mio avviso, imbarazzante... il che mi ha fatto sorgere il dubbio di trovarmi semplicemente davanti ad un esercizio di stile da parte di un giovane regista al suo esordio. Questo perché la parte iniziale, basata completamente sui flashback dei protagonisti, in parte funziona, anche se il meccanismo alla lunga stanca, ma è dopo questa prima parte che la pellicola di Pete Travis precipita clamorosamente. Il problema principale del film è però che la storia che narra è trita e ritrita, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, giorno in cui non solo la vita di tutti gli americani è cambiata in maniera drastica, ma anche il loro modo di vedere il cinema ne è uscito modificato, in primo luogo quello d'azione: gli attentati terroristici sono entrati prepotentemente nella vita del popolo statunitense e il cinema da quel momento si è proposto come un “salvagente” a cui aggrapparsi a discapito anche della verosimiglianza della situazione e dello stesso svilupparsi di essa; l'importante era – ed è – dare la speranza – e la certezza – allo spettatore che il “male” per antonomasia possa essere vinto. Naturalmente la vittoria degli USA passa sempre attraverso uomini “tutti d'un pezzo”, ancora meglio se con un avvenimento problematico nel proprio passato, pronti a dare la vita per il prossimo: in questo caso è Dennis Quaid ad offrire, in maniera non tanto convinta, il proprio volto all'eroe di turno. Troppo di già visto in Prospettive di un delitto per poter coinvolgere veramente lo spettatore. Anche gli stessi protagonisti sono stereotipizzati al massimo: c'è il solito eroe turbato da un qualche cosa del suo passato, il solito traditore della patria, il solito ex-terrorista pentito, il solito ricattato costretto a fare quello che non vuole, il solito eroe involontario e i soliti innocenti, meglio se bambini... la solita solfa insomma! Personalmente non ho apprezzato neanche la figura del Presidente degli Stati Uniti veramente troppo troppo buonista... io non sono uno di quelli che dicono “americani bastardi” però un Presidente così è troppo anche per lo schermo cinematografico: alla fine risulta non credibile e ridicolo. Sicuramente è interessante l'idea iniziale dei flashback e la realizzazione tecnica è indiscutibilmente di alto livello, ma il gioco ad incastro è stato tirato troppo per le lunghe: vedere per cinque o sei volte lo stesso avvenimento anche se da prospettive diverse alla fine “rompe” e a questo poi si deve aggiungere che la snodarsi finale della vicenda è talmente veloce e approssimativo da sembrare un riassunto, e per di più, a tratti inverosimile. Incredibilmente pessima l'interpretazione di Forest Whitaker, uno degli attori più enigmatici della storia del cinema, capace di alternare interpretazioni eccelse, come quella per L'ultimo re di Scozia (The Last King of Scotland, 2006) che gli è valsa un premio Oscar come Miglior Attore, ad interpretazioni imbarazzanti come quella del film in questione.
A mio avviso non è un film da buttare completamente però è una gran occasione persa.

8 commenti:

  1. Ciao! Pur avendo il dvd, questo film non l'ho ancora visto... ma l'utilizzo del flashback mi ha sempre affascinato, soprattutto quando ti fornisce i tasselli utili a comprendere pian piano ciò che è successo... Mi è venuta voglia di vederlo... ma proprio per quegli elementi che non ti hanno convinto...Poi ti farò sapere!!

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  2. Ohhhhhhhh, mi sembra di aver strofinato il genio della lampada... DESIDERIO REALIZZATO!!
    Per la prima volta leggo l'analisi di un film che ho già visto e quindi posso essere più preciso ed avere un'opinione in merito...
    Sono d'accordo sul fatto che mostrare 6/7 volte la scena dello sparo e della bomba sia opinabile, però il fatto che lo mostri da angolature e da occhi differenti la rende meno noiosa!
    Ho apprezzato di questo film una certa carica che offre aggiungendo pezzo dopo pezzo elementi in più che chiariscono passaggi precedentemente dubbi (ad esempio l'identità del poliziotto del sindaco) e anche una durata complessiva del film non eccessiva che ti permette di goderlo appieno.
    Sono pienamente daccordo che il finale sia una merita americanata con elementi come il salvataggio della bimba, il tamponamento a catena e l'uscita illesa del presidente USA dall'ambulanza che portano ad un POLLICE BASSO!
    Però conoscendo la matrice del film ci si aspetta sempre un happy end e quindi direi che alla fine ho passato una buona ora e mezza, senza infamia e senza lode, ma almeno sveglio e pimpante ;-)
    Grazie della segnalazione di 11.14, mi attivo per la visione...
    A tra poco hombre e grazie ancora!!!!

    Sergione

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  3. L'analisi dovrebbe partire su una scala da 1a10 (dove il 10 è il max)almeno da 6,5 solo per la presenza nel cast della star di LOST (e non solo) matthew fox!!! X il resto l'analisi delle scene viste da angoli diversi permette di capire e scoprire cose nuove in successione...
    Parere mio personale: E' la sostanziale differenza tra horror e thriller dove l'horror segue quasi sempre lo stesso canovaccio "lineare" mentre nel thriller è tutto fatto per mettere dubbi e "incasinare" il pensiero di chi guarda. E alle volte il risultato è che la trama diventa troppo ingarbugliata quasi da annoiare...ma per fortuna altrimenti sarebbero tutti capolavori...

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  4. Non ho visto il film, ma da come ne parli, è un'occasione sprecata.

    L'idea da cui parte il film sembra ottima, ma la trama sembra un pò buttata là, probabilmente avrebbero dovuto lavorare di più anche su quello.

    Jack

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  5. hello...

    trovo veramente interessante l'idea di costruire la trama attraverso i diversi punti di vista dei protagonisti stessi...ognuno nota particolari diversi e ne da una maggiore o minore importanza, ciò rende ogni "ripetizione" unica e differente dalla precedente...

    non avendo però ancora visto il film non ti so dire se l'idea sia poi stata rispettata ...

    CRESPO

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  6. Il film non l'ho visto ma i flashback in genere li apprezzo..se poi aggiungiamo che c'è la star di Lost allora merita la visione! Peccato forse per il triste finale americaneggiante che francamente stanca un po' in tutti i film!
    Forest Whitaker..chi è costui?

    Mr B.

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  7. direi che sei stato bravo,senza aver visto il film di recente hai buttato giù una tua idea su un film che potevi anche non ricordarti bene
    Speck

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  8. Bella recensione...condivido in pieno. Esercizio di stile (e neanche tanto) su una storia ormai troppo abusata!
    Davide

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