martedì 19 gennaio 2010

MYSTERIOUS SKIN (Id., 2004) di Gregg Araki

Gregg Araki è gay… anzi, ancora di più, Gregg Araki è un’icona gay… ma soprattutto Gregg Araki non è un semplice regista, egli è un artista… forse sconosciuto ai più… ma venerato da quei pochi che lo conoscono. Il regista nippo/losangelino nato nel 1959 si fa conoscere ed apprezzare nel 1992 con Totally Fucked Up (Id., 1992) road movie con protagonisti due giovani adolescenti gay, anche se la fama gli giunge solo tre anni dopo con Doom Generation (The Doom Generation, 1995), il film mostra l'incubo visionario di tre adolescenti attraverso un altro road movie, intriso di sangue morte e terrore. Scioccante è poi l'accostamento fra la furia omicida dei ragazzi e i torbidi intrecci sessuali… un triangolo amoroso etero(omo)sessuale rosso sangue mi verrebbe da dire. Questa pellicola è veramente un pugno nello stomaco dell’ignaro spettatore… a proposito di questo voglio raccontarvi un veloce aneddoto: quando lo vidi la priva volta lo stava trasmettendo raitre a notte fonda. Alla fine non ci capii veramente niente… volete sapere il perché? Il film è così violento ed disturbante che per poter essere mandato in onda in televisione esso è stato mutilato in maniera vergognosa… la pellicola di Gregg Araki in versione uncut durava circa 85 minuti, mentre quella trasmessa dalla nostra cara tv nazionale raggiungeva a malapena l’ora… praticamente un terzo del film fatto sparire nel nulla…
Questi due film fanno parte della trilogia “Teen Apocalypse”. Ultimo capitolo della trilogia è un mio personal cult, ovvero Ecstasy Generation (Nowhere, 1997), film, con sempre giovani protagonisti allo sbando, forse ancora più visionario dei precedenti, ma meno brutale e sconvolgente dove però non possono mancare lo stesso scene di violenza brutale e sesso controverso, che sono un po’ la caratteristica principale del regista americano. Ma i veri protagonisti della filmografia di Gregg Araki sono i “suoi” ragazzi disadattati, sempre sessualmente ambigui, confusi, vittime allo stesso modo di loro stessi e del mondo che li opprime, sempre pronti a qualsiasi esperienza extrasensoriale che li possa far credere, anche se solo per poco tempo, di essere liberi e felici… quelli che il “Village Voice” ha definito «the Arakians»: i “rebels without a cause della Lollapalooza Generation”. Ogni creatura forgiata da Araki ha le sfumature dell’Icona che, come tale, è destinata ad essere (oscuro) oggetto del desiderio: ecco allora la figura ricorrente di James Duvall, suo attore feticcio, con la sua carica di sensualità involontaria, con la sua lunga chioma, con il suo sguardo da cerbiatto smarrito. Consiglio vivamente la visione di Ecstasy Generation, film di non facile visione, ma a mio avviso imprescindibile per tutti coloro che, per i più disparati motivi, non considerino la vita sempre e solo una cosa meravigliosa: James Duvall come Icona-Pop di una generazione Avant-Pop, “mito” di una generazione di sconfitti che amano ma non sono mai amati, “mito” di una generazione – senza una vera guida – che vaga alla ricerca della felicità trovando solo infelicità, insomma “mito” di una generazione destinata a soffrire.
Il film che sto per prendere in analisi si intitola Mysterious Skin (Id., 2004) ed è il primo lavoro registico dell’autore nippo/losangelino che non proviene da una sua sceneggiatura originale. La sceneggiatura, elaborata comunque dal regista stesso, è tratta dall’omonimo romanzo scritto da Scott Heim che ha creato molto scandalo al momento della sua pubblicazione negli Stati Uniti.
Brian e Neil hanno 18 anni quando si incontrano: il primo ha cercato a lungo il secondo, convinto che questi potesse aiutarlo a sbrogliare la confusione che ha in testa riguardo a un episodio in comune nella loro infanzia. Brian aveva otto anni quando si ritrovò a casa col naso sanguinante, senza ricordare cosa fosse accaduto: da quel momento molte paure lo attanagliano, e si è convinto di essere stato rapito dagli alieni. Anche Neil, un teppistello scontroso che si prostituisce ripetutamente, ebbe a otto anni un incontro - che gli cambiò la vita - con l'allenatore della squadra di baseball...
Lupo cattivo, ladro di bambini, la figura del pedofilo al cinema è sempre stata spunto, o vittima, di enormi discussioni: argomento tra i più “castrati” e tra i più difficili da rappresentare sullo schermo, la pedofilia sta trovando spazio nel cinema altro, quello non hollywoodiano, quello non standardizzato o bloccato da canoni di (falso) moralismo.
Come avrete capito dalla breve sinossi del film, esso tratta lo scottante e difficile tema della violenta perpetrata ai danni dei bambini, ma Mysterious Skin non è solamente un film sulla pedofilia. Soprattutto perché non adotta il punto di vista dell’adulto, non ce lo spiega, ma ce lo mostra come lo vedono i piccoli e cioè non certo come un mostro. Araki guarda ai bambini e così facendo, scopre la loro curiosità nei confronti del sesso e del mondo, e lascia affiorare il loro narcisismo e la loro fragilità emotiva, l’inesauribile bisogno d’amore che li contraddistingue, la debolezza che li espone al ricatto dei più grandi. Gregg Araki attraverso un racconto di formazione ci racconta, a suo modo ovviamente, la vita di due ragazzini, ormai quasi adulti, vittime ad otto anni delle attenzioni del loro coach di baseball. E lo fa mettendoci dentro tutti i temi a lui cari come l’apocalisse e gli alieni. Inoltre il regista americano, come suo solito, prende lo sconcertante argomento di petto senza falsità o accomodamenti utili al solo scopo di far ingoiare più facilmente la pillola amaro allo spettatore. Egli non sembra interessato a trattare la pedofilia in maniera pedagogica, forse la maniera più semplice – ma anche semplicistica – di trattare un argomento scomodo, inoltre Araki, come detto in precedenza, non ci espone in nessun modo il punto di vista dello stupratore: l’allenatore di baseball sembra quasi una figura di contorno nella storia dei due giovani, anche se in fin dei conti è la (con)causa di tutto quello che succederà in seguito. Una causa lasciata ai margini però, infatti non si sa neanche che fine fa… sparisce e basta. Non è l’analizzare il perché egli fa questo o delle cause che hanno scaturito in lui questa perversione che interessano il regista: egli con un stile libero e selvaggio, in grado di far convivere provocazioni anti moraliste, traccia la figura del pedofilo non come reietto sociale, ma come catalizzatore delle inquietudini trasfigurate nel mito del rapimento alieno e perdute nell’oblio della memoria per Brian o come annunciatore della precoce e impietosa consapevolezza di una diversità fisica ed emotiva per Neil. Araki sceglie la strada più scomoda e diretta, egli è interessato ai giovanissimi protagonisti in quanto individui e non in quanto vittime: ci racconta come uno dei due bambini fosse sessualmente attratto dal proprio coach, vittima (in)consapevole di un “gioco” più grande di lui. In seguito ci spiega il diverso modo in cui due ragazzini reagiscono a ciò che hanno vissuto, lo elaborano sublimandolo in avventura fantastica e misteriosa o addensando in esso la massima e irripetibile felicità: anche nell’abuso può essere infatti innestato un trasporto pieno di passione, un atto di violenza “trasfigurato” in grado di fare sentire Neil l’essere più importante al mondo. Brian invece “trasforma” la violenza subita in un più fantasioso e accettabile rapimento alieno. Mysterious Skin si muove alla ricerca della dimensione personale che i due protagonisti hanno smarrito dopo l’evento, mostrandoci da una parte l’amorale esistenza marchettara e dall’altra l’alienazione de-sessuata con cui rispettivamente Neil e Brian hanno deciso di convivere. Il film di Araki si alterna tra la vita di strada di Neil, vissuta all’insegna della prostituzione, alla ingenua ricerca del suo coetaneo Brian, che tenta di ricostruire cosa gli accadde quella sera, guardando ossessivamente documentari sugli alieni e annotando con diligenza i suoi incubi notturni. Al presente, la pellicola intermezza anche flashback che appartengono al triste avvenimento del passato che accomuna i due protagonisti. Ad un certo punto del film Brian arriva alla soluzione: Neil è la chiave di tutto, Neil sa cos’è successo realmente. Neil, a differenza di Brian, è sia vittima che complice, ma mentre la storia si ricompone la sua corazza strafottente si incrina, la sua solo esteriore sicurezza lascia intravedere una disperazione sorda, un bisogno d’affetto mai colmato. Ciascuno dei due protagonisti si è tenuto dentro il dolore, la paura, lo sgomento, e per attutirli e imbavagliarli si è raccontato una bugia. Una bugia che ha portato le vite di entrambi in vicoli ciechi pericolosi, impedendo loro una scelta autentica, uno sviluppo sereno ed armonioso. Il finale in cui i due protagonisti si incontrano e in cui Brian finalmente scopre la cruda verità tanto agognata non è per niente consolatorio, anzi… vedere i due ragazzi abbracciati, da soli, rende bene quel senso di solitudine che li accomuna nonostante il loro carattere diverso, il loro modo diverso di avere reagito al nefasto evento e la loro vita completamente diversa.
Mysterious Skin pur trattando un argomento tanto serio e scomodo è caratterizzato da un’atmosfera da angosciante fiaba surreale ricreata anche dalla colonna sonora dove spiccano le note incantate dei Sigur Ros, alternative gruppo musicale finlandese.
Un film assolutamente da vedere in definitiva. E Gregg Araki è un Must. Punto e a capo. Conclusione: film spaziale.

4 commenti:

  1. Vorrei complimentarmi con te per il blog, e le interessantissime recensioni, e chiederti se potessi consigliarmi un sito da cui scaricare i sottotitoli dei film di Araki, che non riesco a trovare da nessuna parte. Ps: potrei sbagliarmi ma il film del 1992, che parla di due giovani gay, non è The Living End?

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  2. anch'io ho bisogno dei sottotitoli di nowhere(ecstasy generation)....@ james Firefingers se vuoi i link delle versioni italiane in streaming di doom generation e mysterious skin li recuperi su megavideo

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  3. Grazie boboskij, ma a me servivano in particolare i sottotitoli di The Living End, che ho già in inglese (una bella inc****a, per restare in tema)

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  4. i sigur ros sono islandesi, non finlandesi...

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