martedì 15 dicembre 2009

LUPIN III – LA STRATEGIA PSICOCINETICA (Rupan Sensei – Nenriki Chin Sakusen, 1974) di Takashi Tsuboshima

Una questione che mi ha sempre appassionato e che non sono ancora riuscito a comprendere appieno, nonostante un mio più che propositivo impegno per risolvere questo intricatissimo mistero, è quella del fattore “trash” nel cinema... cos'è veramente il trash? Esso potrebbe essere uno dei più grandi quesiti irrisolti della storia dell'umanità... scherzo ovviamente! Trash deriva dall'inglese e significa “spazzatura”: “il termine è entrato nell'uso anche in italiano per riferirsi a espressioni artistiche o forme di intrattenimento di basso profilo culturale”. E un film trash cosa è esattamente? Altra domanda di difficile risposta... teniamo per buona questa affermazione: “Diciamo che trash sono quei film girati con scarsi mezzi (ma possono essere trash anche film più ricchi!), con attori indecenti e trame spesse volte risibili che, in genere, mescolano alla rinfusa più sottogeneri, come ghost story, splatter, erotico etc... La maggior parte di questi film cade nel ridicolo involontario”.
Il film in questione, ovvero Lupin III – la strategia psicocinetica (Rupan Sensei – Nenriki Chin Sakusen, 1974), versione live con attori in carne ed ossa del famosissimo anime giapponese, è – a mio avviso – un trash... anzi direi che è trashissimo. Analizziamolo in base all'affermazione di trash precedente: scarsi mezzi? Direi proprio di si; attori indecenti? Si, effettivamente non sono proprio da premio Oscar; trame spesso risibili? Si al 100%... soprattutto a questo; quello che manca effettivamente è la mescolanza di sottogenere alla rinfusa. Beh, tre su quattro non male...
La trama del film di Tajashi Tsuboshima è veramente ai minimi storici in ogni sua componente: essa è solo un pretesto per sfruttare un personaggio molto in voga soprattutto in Giappone ma anche in tutto il resto del mondo, la cui fama, a distanza di più di trent'anni non intende diminuire. Lupin III è un giovane scapestrato che passa le sue giornate alla meno peggio, vivendo di espedienti e alla giornata. Almeno fino a quando non incontra la bellissima Fujiko Mine, e Daisuke Jigen non riesce finalmente a rintracciarlo dopo anni di inutili ricerche: egli lo stava cercando in quanto unico discendente del famoso ladro francese Arsinio Lupin che ai suoi tempi era stato a capo di un vasto e potente impero del crimine. Il compito di Jigen sarebbe quello di convincere Lupin III a ricostruire il grande impero criminale che prima era stato di suo nonno e poi di suo padre. Sulle tracce del giovane scavezzacollo ci sono anche l'immancabile ispettore Koichi Zenigata e una potente organizzazione mafiosa preoccupata dalla possibilità che egli possa veramente rifondare l'impero di famiglia.
Tagliamo la testa al toro... questo film è una “boiata” di dimensioni colossali però qualche sorriso lo strappa e sicuramente ha il pregio di non prendersi sul serio e di durare poco – 83 minuti circa – quindi terminare prima di stancare lo spettatore. Come dicevo in precedenza la trama non esiste, la pellicola è un insieme di situazioni comiche “no sense” che faranno la gioia degli amanti della commedia anni settanta nostrana: toglieteci il fattore pecoreccio, qui praticamente assente, e vi assicuro che vi sembrerà di essere davanti ad una delle tante commedie con protagonisti i vari Lino Banfi, Alvaro Vitale, Renzo Montagnani e così via. Eccovi alcuni esempi chiarificatori: Lupin cerca di baciare Fujiko che è imprigionata in una camionetta della polizia, ma alla fine bacia la guardia; Lupin cerca di baciare Fujiko – ancora... – ma lei gli fa cadere in testa un ramo d'albero; Zenigata per sfogarsi prende la testa del suo sottoufficiale e la sbatte sul tavolo, dopo due volte quest'ultimo si sposta e mette al suo posto l'altro sottoufficiale di Zenigata che dopo aver sbattuto la testa contro il tavolo rimbalza colpendo in pieno il suo collega che si era defilato; Zenigata da un calcio nel sedere sempre al solito sottoposto che però ha nascosto sotto i pantaloni un vassoio d'acciaio... allora l'ispettore ancora più incavolato gli molla un calcione negli “zebedei” ma quest'ultimo li ha protetti con un pentolino sempre d'acciaio.; la lista potrebbe essere molto più lunga, ma mi fermo qua. Adesso ditemi, onestamente, che dopo questa serie di esempi non siete convinti di trovarvi di fronte ad una commedia anni settanta “made in Italy”? Ma non è così... siete al cospetto di un film giapponese del 1974... incredibile, eh? Mi piacerebbe sapere se il regista conoscesse la nostra commedia o se si tratta solo di un caso di somiglianza involontaria... boh. Una cosa è certa però: Takashi Tsuboshima conosce benissimo la “slapstick comedy” e in Lupin III – la strategia psicocinetica ne fa gran uso. “Slapstick” è un termine cinematografico statunitense che sta ad indicare un tipo di comicità, basata sul linguaggio del corpo, nata con il cinema muto. Nascendo nei primi anni del cinema, la “slapstick comedy” ha una forma narrativa molto semplice che fa leva sulla ripetizione di alcuni luoghi comuni e gag topiche: la torta in faccia, la scivolata sulla buccia di banana, la caccia all'uomo (le comiche d'inseguimento con i personaggi che escono ed entrano da un lato o dall'altro della scena con capriole e prove acrobatiche di qualunque tipo), la panchina pitturata di fresco, l'irriverenza verso i poliziotti. Lo “slapstick” è estremamente utilizzato nei cartoni animati: esempi celebri sono Tom & Jerry e Willy il coyote. In questi cartoni, la violenza è rappresentata in maniera esagerata, assurda e, di conseguenza, comica, per stimolare la risata dello spettatore. Ma torniamo al film in questione. Due situazioni in particolare possono essere ricollegate alla “slapstick comedy”: la prima vede Lupin inseguito da una schiera di poliziotti a loro volta inseguiti da Jigen. Durante questo inseguimento i personaggi escono ed entrano a piacimento nell'inquadratura cinematografica. Altra situazione tipica da “slapstick” è che in tale sequenza, gli inseguitori e gli inseguiti cambiano di volta in volta... fino al finale, summa del paradosso, con Lupin che si mette a bivaccare al centro della scena e gli altri che continuano a rincorrersi senza accorgersi che lui è fermo lì nel centro. La seconda situazione vede, invece, Lupin che viene fatto vittima di un “montone” da parte dei i poliziotti, ma egli riesce a sgattaiolare via senza che nessuno se ne renda conto. Alla fine quando i poliziotti, finalmente, se ne accorgono e rincominciano ad inseguirlo, scopriamo Zenigata, ammanettato a posto del furfante. Ecco, la pellicola è una serie di gag, più o meno tutte di questo tipo, senza un nesso logico, quindi direi che l'apprezzare questa trasposizione in carne e ossa del celebre cartone animato passi soprattutto da qua: da quanto piacciono queste situazioni comiche e surreali. In fondo al regista non penso proprio interessasse altro... in certe scene vediamo Lupin III correre ad una velocità supersonica... secondo voi Takashi Tsuboshima si è preoccupato minimamente di spiegarci il perché? Assolutamente no!
Un argomento di discussione interessante da sottolineare è la coerenza, o meglio l'incoerenza, di questa pellicola se la confrontiamo con il cartone animato da cui è tratta... e qui, ahimè, casca l'asino! Lupin III – la strategia psicocinetica centra con il suo contraltare animato come il cavolo a merenda. Il protagonista, oltre ad avere un improponibile ciuffo, non sembra neanche lontano parente dell'originale ideato da Monkey Punch: vestito di bianco, capello abbastanza lungo, foulard al collo... per fortuna che la sua passione per le donne – soprattutto Fujiko – è rimasta inalterata perché a me il primo commento che è venuto in mente, dopo averlo visto così “conciato”, è che sembra proprio un “fricchiettone”. Jigen è sempre un abile pistolero, ma non ha la stessa verve che ha nel cartone... qui sembra una semplice comparsa senza una parte importante... alla fine risulta un po' anonimo. L'ispettore Zenigata è incredibilmente ancora più imbecille di quanto lo sia nel cartone animato. Il che non so se è un bene o un male. A Fujiko manca il fisico prorompente che ha nei cartoni, però caratterialmente è quella che assomiglia di più all'originale. Ma quello che manca veramente è l'atmosfera... la scanzoneria dell'originale viene sostituita da una serie di situazioni da farsa, alcune – non molte in verità – anche divertenti, ma che non possono essere minimamente paragonate a quelle che si vivevano nel cartone animato. L'unica scena che sembra essere presa direttamente dall'anime è la scena della rapina dei gioielli, i quali vengono aspirati da un tubo aspiratutto.
Un film strano, particolare... lo consiglio giusto per il suo valore trash... il quale è veramente alle stelle! Però alla fine si tratta solo di un filmetto così, da vedere con “noschalans”, niente di memorabile... e il cartone è sicuramente un'altra cosa. Secondo me, comunque, l'eventuale apprezzamento o no di questa pellicola dipende molto da con che spirito si guarda: bisogna veramente scollegare il cervello per tutti gli ottanta minuti, però io sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio. Conclusione: di Lupin al mondo uno ce n'è.

4 commenti:

  1. Bella la tua recensione, divertente; hai descritto talmente bene le gag del film che quasi,quasi....è come se l'avessi visto!! Va bè, a parte gli scherzi, può essere un modo per passare 83 minuti circa in spensieratezza (ogni tanto ci vuole!) proprio come quando si guardavano "Oggi le comiche" o i film trash anni '70. Ma toglimi una curiosità: dove diavolo li vai a scovare questi film?!

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  2. Non potevi dare unA concusione migliore: grandissima citazione!!!!! Beh, che dire!?! Già la locandina è abbastanza trash.. non voglio immaginare il film!! Prima o poi lo guarderò, soprattutto per confrontare, come hai fatto tu, Lupin,i suoi amici e i suoi antagonisti in carne ed ossa con quelli dell'anime giapponese (caratterialmente, fisicamente...)
    Alla prossima,ciao!

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  3. Per me è una pattonata!

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  4. Aaaahh Noooo non mi toccate Lupin! Non conoscevo questa tras(h)posizione [battutaccia!!] ma, come grande estimatore del grande Lupin credo che lo boccerei a priori, anzi, secondo me sei stato fin troppo buono nella tua recensione!!! Anni fa avevo visto la versione cinematografica di Lady Oscar (mi son rifiutato di veder quella recente di Dragon Ball), non so se hai avuto occasione di vederla...ma ti assicuro che a confronto un film con la Fenech è un capolavoro!! Almeno la Fenech è sempre un bel vedere, Lupin versione Tsuboshima, non si può vedere, neanche nella locandina!!!!! Sacrilegio!!
    Davide

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