martedì 8 dicembre 2009

VIVE LA FRANCE!

“Vive la France!”.
Io, cinematograficamente parlando, ho sempre amato la Francia, ma ultimamente la amo ancora di più... e volete sapere perché?! Per tre horror movie che ho visto di recente – anche se la lista potrebbe essere più lunga –, i quali mi hanno letteralmente deliziato per la cattiveria che si portano dietro: tre pugni nello stomaco difficilmente dimenticabili... e già questo, per una pellicola horror, si può definire un bicchiere mezzo pieno. Ecco a voi il magico trittico, in ordine rigorosamente alfabetico: À l'Interieur (Id., 2007) di Alexandre Baustillo e Julien Maury, Frontiers – Ai confini dell'inferno (Frontiers, 2007) di Xavier Gens, ed infine Martyrs (Id., 2008) di Pascal Laugier.
Diamo via alle danze, riassumendo brevemente le trame dei sopracitati film: A l'Interieur, una giovane donna incinta, Sarah, è in casa da sola, quando, a tarda serata, una signora le si presenta alla porta intimandole di farla entrare. Per Sarah sarà l'inizio di un incubo assurdo, infatti l'obiettivo della sconosciuta altro non è che “strapparle”, con ogni metodo possibile, il pargolo che ha in grembo; Frontiers – ai confini dell'inferno, durante alcuni scontri in seguito ad una manifestazione politica contro l’eventuale salita al potere della destra estrema, un gruppo di ragazzi approfitta della caos per sfuggire alla polizia dopo una rapina. Il gruppo ha intenzione di raggiungere l’Olanda oltrepassando la frontiera francese. Essendo ormai notte inoltrata, i ragazzi decidono di fermarsi in un motel sperduto nei pressi del confine con il Belgio. Mai decisione fu più sbagliata... infatti esso è gestito da una famiglia di psicopatici, capeggiati da un folle patriarca nazista; Martyrs, Lucie, scomparsa da un anno, viene ritrovata mentre cammina lungo una strada, in stato catatonico, confusa e senza memoria di quello che le è capitato. La polizia scopre il luogo dove la giovane è stata rinchiusa: un vecchio mattatoio abbandonato. Altro fatto strano, Lucie non porta alcun segno di abuso sessuale o di violenza. Quindici anni dopo, ritroviamo Lucie con un fucile in mano pronta a far fuoco su una, almeno apparentemente, famiglia qualsiasi.
Prima di parlare – brevemente – di ognuno dei tre film, vorrei fare un discorso generale sul periodo veramente d'oro che sta attraversando il cinema horror d'oltralpe, soprattutto se paragonato all'immobilismo del nostro paese. Con fare un po' provocatorio ho spesso definito questo “magic moment” francese come una nuova Nouvelle Vague... immagino che qui si alzeranno boati di sdegno (forse anche in parte giustificati), ma sta di fatto che i più recenti horror francesi sono ciò che di meglio si possa sperare in tale campo: le storie sono, quasi sempre, non troppo convenzionali e già questo, per un genere atrofizzato come quello dell'orrore, non è poco, se poi a questo si aggiunge tanta... ma proprio tanta... cattiveria – oltre ad ettolitri di liquido rosso che non guastano mai – si capisce perché i fans di tale genere abbiano spostato maggiormente la loro attenzione sul cinema che nasce sotto la torre Eiffel. Il paragone con la Nouvelle Vague “originale”, a mio avviso, facendo ovviamente le determinate proporzioni, ci può stare per due diversi motivi: in primis, perché come i vari Jean-Luc Godard, Francois Truffaut, anche questi registi sono alle prime armi ed hanno a disposizione capitali veramente limitati, a cui sopperiscono con una buona dose d'ingegno; secondo, perché – questa è una mia personalissima opinione – questi film francesi saranno, nel più ristretto campo del cinema orrorifico, quello che i film della Nouvelle Vague furono, ai loro tempi, per tutta la cinematografia mondiale, in quanto essi getteranno le basi di un cambiamento generazionale per quanto riguarda gli “horror movie”: è innegabile che chiunque si confronterà con il genere in questione dovrà per forza “scontrarsi” con un film come Martyrs che segna il nuovo limite del rappresentabile. Infatti il film di Pascal Leugier, in quanto a violenza e cattiveria, fa sbiadire i vari Saw ed Hostel. Sinceramente questo osare di più, è favorito anche da un motivo prettamente burocratico, il quale è di rilevante importanza: in Francia non ci sono i limiti imposti dalla MPAA americana. È inutile cercare di negarlo comunque, l'horror del XXI secolo parla francese ed è un bene che sia così... punto e a capo.
Partiamo dal film meno riuscito che comunque, a mio parere, è lo stesso più o meno sufficiente: Frontiers – ai confini dell'inferno. Per farvi capire la portata eversiva di questo lavoro di Xavier Gens vi riporto due commenti estrapolati dal suo trailer in italiano: “Non so quale paese avrà il coraggio di farlo uscire in versione integrale” e “Questa volta si è andati veramente troppo oltre”. Semplice trovata pubblicitaria? Molto probabile, infatti con me ha funzionato... l'ho comprato senza sapere cosa fosse, e alla fine non me ne sono neanche dovuto pentire troppo. Soprattutto perché il film è veramente sporco, cattivo, eccessivo ed iperviolento, anche se tra i tre è quello che sarà meno indigesto ad uno spettatore navigato. Il problema principale della pellicola è che sa troppo di già visto: metteteci una famiglia di psicopatici direttamente discendente da quella di Leatherface nel cult Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre, 1974) di Tobe Hooper, aggiungeteci poi una buona dose di violenza nell'ormai classico “Hostel style” – torture varie in pratica... –, un pizzico de La casa del diavolo (The Devil's Rejects, 2005) di Rob Zombie, tra l'altro una delle protagoniste – Estella Lefébure – sembra la copia perfetta di Sheril Moon nel film del regista americano, e infarinate il tutto con tanta emoglobina rossa ed ecco che avrete il vostro Frontiers pronto all'uso. Insomma niente di che, una pellicola che fa del “citazionismo estremo” il suo punto di partenza ma anche di arrivo non riuscendo perciò, in fin dei conti, a fare il salto di qualità: forse dal punto di vista prettamente cinematografico, una mezza occasione persa che risolleva in parte le sue sorti grazie ad una cattiveria intrinseca non per tutti gli stomaci. Giusto il V.M. 18.
Ecco ora una delle due note lietissime: A l'interieur. È stato veramente difficile per me scegliere quale tra questo film e Martyrs ho apprezzato di più... alla fine ho deciso, a malincuore, che la pellicola di Pascal Laugier mi è piaciuta un pizzico in più... ma non preoccupatevi perché siamo veramente a livelli eccelsi in entrambi i casi. La trama del film della coppia Baustillo/Maury è veramente molto semplice, quasi banale: nessun colpo di scena che possa spiazzare lo spettatore nell'arco degli ottanta minuti scarsi... la storia fila via liscia fino al suo epilogo... mi verrebbe da dire liscia come bere un bicchiere d'acqua... il problema è che nel bicchiere non c'è acqua... ma dell'acido!!! Perché è questa la sensazione che ho avuto a vedere A l'interieur... alla fine della proiezione, mi sembrava di avere lo stomaco sottosopra... che incantevole sensazione. Esso è di gran lunga uno degli horror più violenti che mi è capitato di vedere negli ultimi tempi, una vera carneficina condita da alcune scene altamente disturbanti: Baustillo e Maury superano volontariamente il limite del consentito puntando direttamente all'oltraggioso. Niente da dire, un film – da vedere assolutamente... – che ha fatto tanto discutere e continuerà a farlo: ma tanto a noi il problema non tocca, visto che per ora di poterlo avere nel nostro “bigotto” paese non se ne parla proprio. Forse è meglio così... perché sono convinto che una sua eventuale distribuzione italiana scatenerebbe almeno due o tre “family day”. Il tema principale della pellicola è un tema che oramai sembra molto caro al cinema di genere francese: l'intrusione ingiustificata di estranei all'interno delle nostre mura domestiche... ovviamente con intenti tutt'altro che cordiali. Altro horror d'oltralpe molto simile, almeno come incipit iniziale, e vivamente consigliato è Them (Ils, 2006) di un'altra coppia di giovani registi: David Moreau e Xavier Palud in seguito emigrati negli Stati Uniti per dirigere il mediocre remake dell'altrettanto mediocre j-horror The Eye (Gin gwai, 2002) diretto dai fratelli Oxide e Danny Pang. Io credo che in questa paura si rispecchi soprattutto una situazione sociale non propriamente idilliaca, infatti due dei tre film in questione sono ambientati durante violente rappresaglie che stanno mettendo in ginocchio una città intera. È impossibile qui non fare un paragone con i grandi horror americani degli anni settanta come il già citato Non aprite quella porta, dove vi è un'America che non si è ancora ripresa dalle conseguenze catastrofiche di una guerra, quella del Vietnam, che sembra aver portato alla deriva un'intera società. Il merito principale del duo francese è quello di sviluppare il tema dell'intrusione su due livelli differenti: il titolo stesso del film chiarisce gli intenti “malsani” dei due registi: "A' l'interieur". All'interno. E questo interno è sia l'appartamento dove Sarah, illusoriamente, si sente in tutta sicurezza, mentre fuori infuriano le rivolte parigine, sia il ventre materno, che dona un altrettanto chimerica protezione al suo bambino. E quando vediamo le reazioni del feto che imita i movimenti della madre, e alza le braccia per proteggersi dai colpi che Sarah subisce, ci rendiamo conto di avere a che fare con qualcosa di veramente “nasty”, che infrange tutti i tabù possibili ed immaginabili. Consiglio spassionato: le donne in dolce attesa si astengano dalla visione.
And the winner is... Martyrs. Ecco a voi il film più agghiacciante degli ultimi anni. Prima di iniziare questo mio nuovo post per il mio blog mi sono auto-imposto che per quanto riguardava il film di Pascal Laugier non avrei fatto nessun accenno alla trama, questo per non rovinare la visione a nessuno... mai come in questo caso questa limitazione è necessaria, fidatevi! Molta gente, sul web, riferendosi al film di Pascal Leugier ha parlato impropriamente di “torture-porn”, io credo che questo accostamento sia una cantonata indicibile: Hostel (Id., 2005) – ma anche i vari capitoli della saga dell'enigmista, escludendo forse il primo – con la sua violenza grottesca, esasperata ed esibizionistica è un “torture-porn”, in quanto esso sembra non avere altro scopo se non quello di disgustare lo spettatore, voyeur (in)consapevole del gioco ad hoc costruito dal regista Eli Roth. Dimenticate il divertissement Rothiano, qua siamo su un altro livello... Martyrs è un horror completamente unico nel suo genere, un condensato di tensione che non si allenta per tutti i novanta minuti di visione: solo A l'interieur ha, secondo me, la stessa carica eversiva intrinseca che non lascia un attimo di respiro. La pellicola di Pascal Leugier attinge a mani basse da tutto il cinema di genere mondiale, ma non si tratta di una semplice citazionismo estremo come nel caso di Frontiers, qui tutto ha un suo perché. Ed così che si passa dal j-horror asiatico fatto di donne rantolanti – The Grudge (Ju-on, 2000) di Takashi Shimizu non vi dice niente? – allo splatter made in USA, passando attraverso il thriller nostrano anni settanta – non a caso Martyrs è dedicato a Dario Argento – e l'horror domestico francofono sulla falsa riga di A l'interieur... il tutto però condito con elementi filosofici/metafisici. In questo mix – letale... – la bravura del regista è stata quella di saper comunque amalgamare ispirazioni varie, evitando la sensazione di assistere ad un miscuglio “no sense” di situazioni tipiche messe lì solo per confondere lo spettatore. Un film disturbante, violentissimo, (s)gradevolmente amaro per alcuni ed indigesto per molti altri... un film che, come vi dicevo in precedenza, va oltre il concetto di “torture porn”, perché ricco di spunti di riflessione agghiaccianti: per esempio... la vendetta può essere, a volte, giustificata?! Oppure... cos'è realmente un martire?! O ancora... fin che punto è giusto spingersi per soddisfare il nostro arrogante desiderio di conoscenza?! Purtroppo non volendo svelare niente della trama mi è impossibile spingermi oltre nelle considerazioni: spero vivamente di avervi incuriosito a tal punto da voler recuperare il film. Ennesimo consiglio. Cito testualmente una sovrascritta presente sulla locandina italiana del film: “Questo film mostra immagini estremamente violente e difficili da sopportare, la visione e la comprensione richiedono spettatori preparati”.
Che dirvi di più?! Benvenuti nel nuovo regno del terrore. Ah, ne approfitto per consigliarvi un altro “horror cult” francese, ovvero Alta tensione (Haute tension, 2003) di Alexandre Aja in cui vi è una scena di sesso orale con una testa mozzata... funny! Conclusione: Vivre est une maladie, la mort est le remède.

3 commenti:

  1. Ciao!!
    Finalmente un film visto!!!!!!!
    Comunque me ne è bastato uno di pugno nello stomaco,ossia quello di Martyrs... eppure vorrei provare a vedere anche gli altri, al massimo, se difficili da reggere, spengo tutto!! Devo dire che nonostante sia molto spietato, violento e crudo, Martyrs mi è piaciuto molto: bella la storia, che a mio parere nella maggior parte dei film horror risulta quasi irrilevante; bella la fotografia e la ripresa fin troppo "realistica" che contribuisce a rendere ancor più straziante la "tortura" della ragazza!!
    Ho potuto vedere anche Alta tensione, ma non lo ricordo molto... Che brutta quella scena...una delle poche cose che ricordo... Cmq spero di riuscire a vedere anche gli altri 2 film!! Ciao

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  2. Bello Martyrs, è piaciuto molto anche a me! Mi ha tenuta inchiodata col fiato sospeso fino alla fine e non solo per vedere se qualcuno riusciva a sopravvivere (come oramai succede per quasi tutti i film horror che finiscono per mancanza di protagonisti!) ma soprattutto per l'attesa di un finale che avrebbe dato un senso a tutto il film, come nei migliori thriller.
    Se riuscissi a recuperarli mi piacerebbe vedere anche gli altri due, soprattutto "A l'interior" che, leggendo la tua recensione, mi ha incuriosito di più.
    Ciao
    anassor

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  3. Bella recensione anche se non ne ho visto nessuno dei tre, peccato per il titolo VIVA LA FRANCE, ma dai pip da te non me lo sarei mai aspettato

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