sabato 24 ottobre 2009

L'ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD (The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford, 2007) di Andrew Dominik.

Secondo film del mio blog e si sale nettamente di livello, direi in maniera vertiginosa... quindi attenzione ai giramenti di testa. :) L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford di Andrew Dominik è veramente una pellicola notevole, e mi permetto di dire, senza fallo e senza vergogna, che è uno dei migliori film che ho visto di recente. Avevo già avuto modo di apprezzare le doti del regista neozelandese in Chopper (Id., 2000), film molto duro che narra delle vicende di un violento criminale australiano, Mark Brendon Read, detto appunto Chopper, ma devo dire questo suo secondo lavoro “malickeggiante” - da Terrence Malick, atipico regista americano, autore di quattro film in più di trent'anni – in quasi ogni suo elemento mi ha davvero piacevolmente sorpreso. Sicuramente, come spiegherò in seguito, non è un film per tutti e di facile visione, però a mio parere vale veramente la pena visionarlo – e non dico vederlo apposta – per apprezzare una pellicola per certi versi indecifrabile che è, per classificazione, un western, ma in fin dei conti è come se non lo fosse... vedere per credere. Devo inoltre dire che L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford oltre ad essere ben diretto da Andrew Dominik è anche ottimamente interpretato, soprattutto per quanto riguarda i tre attori “principali” - e più noti al pubblico – Brad Pitt, Casey Affleck e Sam Rockwell. Un attestato di stima soprattutto per il primo, il quale ha co-prodotto una pellicola del genere, sicuramente di difficile appeal sul pubblico, andando incontro ad un flop inevitabile... e non credo proprio possibile che non fosse consapevole del fatto il film sarebbe stato, come appunto si è verificato, un fiasco clamoroso.
Partiamo da un presupposto imprescindibile, L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è uno dei film più “malickiani” degli ultimi anni e io sono un grande estimatore del regista texano tanto da aver apprezzato anche The new world – il nuovo mondo (The New World, 2005) – al punto da averci fatto la mia tesi di laurea – davanti al quale molti dei suoi sostenitori hanno storto il naso. Sul web, in molti forum “specializzati”, ho letto commenti che circoscrivevano il prodotto registico di Andrew Dominik ad uno “scimmiottamento” dei lavori di Terrence Malick; io sono più propenso a vedere in questo film, piuttosto, un continuo omaggio al regista texano, il quale a detta dello stesso autore di L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford oltre ad essere un suo caro amico è anche il suo unico punto di riferimento in ambito cinematografico. E chi ha visto il film non può che trovarsi d'accordo con questa sua ultima affermazione; infatti confrontando la pellicola di Andrew Dominik con le opere di Terrence Malick, non si può non riscontrare almeno tre punti di incontro: il primo sicuramente è lo stile narrativo, il regista neozelandese ripropone lo stile, fatto di ritmi lenti e tempi dilatati, che ha reso celebre il regista de La sottile linea rossa (The Thin Red Line, 1998); il secondo riguarda, invece, lo stile filmico, il quale si rifà chiaramente alla filmografia “malickiana” in particolar modo a I giorni del cielo (The Days of Heaven, 1978). La fotografia del film di Dominik è, innegabilmente, molto debitrice nei confronti di quella di Almendros – tra l'altro vincitrice dell'Oscar – della pellicola di Malick. Il terzo punto di incontro è l'utilizzo della voce over stilema caratteristico di tutta la carriera del regista texano. Come Terrence Malick, anche Andrew Dominik affida ad uno dei personaggi principali – il “codardo” Robert Ford – il compito di narrarci la vicenda e, sempre come nei film di Malick, il protagonista non narra la “storia” in modo analitico, cioè raccontandoci esclusivamente i fatti, ma vi inserisce i propri stati d'animo e il mutamento dei propri sentimenti nei confronti del bandito-idolo Jesse James.
La pellicola, tratta dall'omonimo romanzo di Ron Hansen, si concentra sul periodo appena precedente alla morte di Jesse James, in particolar modo sul rapporto che quest'ultimo instaura con Robert Ford, il suo assassino. Robert Ford è un giovane di neanche vent'anni che fin da piccolo ha un'ammirazione smisurata per il famoso bandito, tanto da voler a tutti i costi entrare, alla fine riuscendovi, nella sua banda di fuorilegge. Ma la diffidenza e il non particolare interesse che Jesse dimostra nei suoi confronti è per Robert un affronto troppo grande, il quale, ferito nell'orgoglio e soprattutto nella sua ambizione, trasformerà il suo “amore” in “odio”, portandolo a compiere quell'atto che lo marchierà a vita, ed anche oltre, come il più grande codardo della storia americana.
Il film di Andrew Dominik non è certo un film facile da vedere, è una di quelle pellicole che ai più può apparire noiosa e magari anche priva di senso. La difficoltà di visione è data si dalla lunghezza del film, quasi 160 minuti, ma soprattutto dal fatto che l'azione è praticamente a zero. Io sono convinto che la maggior parte dei – purtroppo – pochi spettatori che ha visto il film fosse completamente impreparata ad una visione di un film del genere. Io – spettatore medio – non posso andare al cinema, o noleggiare un film, pensando di trovarmi di fronte ad una pellicola di western con sparatorie, saloon, belle donne in sottoveste e chi più ne ha ne metta, e poi apprezzare un film che ne è l'esatto opposto e non ha niente di tutto questo... ne sono pienamente convinto. Un film di tale portata va visto consapevolmente per poter essere pienamente goduto. La (non) storia di Jesse James è un racconto introspettivo, la vicenda di un mito incapace di essere tale e di un ragazzo neanche ventenne che invece è disposto a tutto pur di diventarlo. Una storia che, pur essendo ambientata nel XIX secolo, potrebbe benissimo essere riproposta ai giorni nostri: cosa si sarebbe disposti a fare pur di diventare qualcuno?! Risposta: basta guardare la televisione... e quante volte si è sentito di affermate celebrità, che ai nostri occhi di “poveri diavoli qualunque” dovrebbero essere le persone più felici del mondo, autodistruggersi o persino arrivare a tentare il suicidio?! Purtroppo non è tutto oro quello che luccica, e forse anche Jesse James, il bandito più famoso della storia americana, alla fine è stato solo un “povero diavolo qualunque”... sicuramente è morto come tale. La domanda quasi immediata che ci si pone durante la visione è la seguente: perché fare un film su uno dei più grandi e discussi eroi dell'epoca western senza il western?! Bella domanda, difficile risposta... in effetti L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford andrebbe annoverato come film western ma non lo è, almeno nel senso classico e stretto del termine. Il film di Andrew Dominik è, come detto in precedenza, una pellicola introspettiva che si basa quasi esclusivamente sul rapporto tra i due protagonisti, interpretati in maniera eccelsa da Brad Pitt e Casey Affleck; inoltre a mio parere l'ambientazione storica – Missouri, fine XIX secolo – non basta per catalogarlo in un circoscritto genere cinematografico. Volendo essere più precisi, l'unica sequenza da film western è l'ultima scorribanda effettuata dai fratelli James, ovvero l'assalto al treno all'inizio del film; da questo momento in poi il film cercherà di riproporre in maniera fedele, ma anche lacunosa, gli avvenimenti che porteranno alla morte di Jesse James. Questa lacunosità ha dato adito ad alcune critiche alla pellicola, ma a mio avviso non intacca l'anima del film di Andrew Dominik. Infatti come in The new world – il nuovo mondo di Malick – rieccolo! – anche nel lavoro del regista neozelandese le vicende storiche passano in secondo piano rispetto alle vicende interiori dei due personaggi principali. Ed è in questa scelta che il film risulta vincente, infatti Andrew Dominik riesce bene a trasmettere allo spettatore i mutamenti che avvengono nell'animo dei protagonisti, a partire da Robert Ford, prima ammiratore fanatico di Jesse James e poi persona ferita in cerca di vendetta e gloria. Appunto la gloria è forse il filo conduttore di tutta la pellicola perché, a conti fatti, è il vero scopo che si prefigge fin dall'inizio il “codardo” Robert Ford: l'ammirazione iniziale per il bandito-eroe non è voglia di essere come lui, ma folle desiderio di essere lui, di essere quello che lui è per la gente della sua epoca, e soprattutto quello che potrà essere – e sarà – per le popolazioni degli anni a venire... un mito, una leggenda. Infatti, ad un certo punto, Jesse James, che forse inizia ad intuire la morbosità dell'ammirazione che nutre per lui il ragazzo, gli chiederà “Non riesco a capire. Vuoi essere come me o vuoi essere me?”, chiaro riferimento alla bramosia di essere qualcuno che ha intravisto – anche prima dello spettatore – nel suo “antagonista”. A conti fatti il tramutato desiderio di essere ricordato non più come un novello Jesse James, ma come colui che ha ucciso Jesse James non stupisce più di tanto e va inquadrato sempre nella continua ricerca di essere qualcuno, di essere ricordato, di vivere nei secoli dei secoli, da parte di Robert Ford. Una gloria effimera che, come scoprirà in seguito a sue spese, sarà per lui soltanto una dannazione. Anche per quanto riguarda la vicenda di Jesse James il filo conduttore è la gloria, quella gloria che Robert Ford vorrebbe avere e che lui invece ha, la quale in fin dei conti gli permetterebbe di vivere in grandezza e che dovrebbe farlo sentire superiore a tutti gli altri, ma che in realtà è solamente un peso che lo sta lentamente uccidendo dentro spingendolo al “suicidio”, perché alla fine di questo si tratta: la modalità con cui viene rappresentata la morte di Jesse James ad opera di Robert Ford, ovvero con il bandito che prima si toglie il cinturone con le pistole e poi dà le spalle di proposito a quello che sapeva con certezza essere il suo assassino, non può non far non pensare ad una volontà di morte – liberazione – da parte di Jesse James. A questo proposito si può sottolineare una nuova chiave di lettura della pellicola di Andrew Dominik, che come detto in precedenza, procede soprattutto grazie ai rapporti tra i due personaggi principali; è però evidente che il film sviluppa anche un rapporto di conflitto infra-personale, ovvero ognuno dei protagonisti è in conflitto anche con se stesso. Lo è il bandito Jesse James, il quale non riesce a vivere – ed apprezzare – la sua dimensione di mito ed è completamente incapace di fidarsi del prossimo, risultando alla fine, come quasi tutti gli “eroi”, solo. Lo è il “codardo” Robert Ford vittima dell'ossessione di mostrare a se stesso e a tutti gli altri di poter essere qualcuno. Ma sarà proprio questa sua voglia di dimostrarsi coraggioso a farlo ricordare da tutti come l'esatto opposto, ovvero il “codardo” che ha ucciso vilmente alla spalle Jesse James... e alla fine risulta evidente che i suoi sogni di gloria eterna sono stati soltanto un illusione come, tra l'altro, mestamente ci fa capire egli stesso in una delle sue ultime battute del film: “Jesse James era più grande di quanto si possa immaginare. Uno può cercare di avvicinarsi a lui, di voler essere insieme a lui, di voler essere come lui… ma finisce sempre che qualcosa manca”. Conclusione: ¿Quien puede matar una leyenda?
Post Scriptum: Brad Pitt per la sua interpretazione ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore alla "Mostra del Cinema di Venezia". Sicuramente la sua è stata un'interpretazione notevole, ma io sono convinto che Casey Affleck avrebbe meritato il premio molto più del suo “più famoso” collega. La sua interpretazione nei panni del “codardo” Robert Ford è stata una delle migliori di tutto il 2007 e la sua mancata premiazione alla Mostra del Cinema – soprattutto se a discapito di Brad Pitt – non me la riesco proprio a spiegare... forse la codardia è stata punita ancora una volta... e questa volta ingiustamente!

18 commenti:

  1. Bella anche la seconda recensione! Mi piacciono i vari rimandi a Terrence Malick e ai suoi film - con tanto di spiegazione -, ma soprattutto la lettura introspettiva e dei comportamenti che hai dato dei personaggi.
    Annina

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  2. Bella recensione Pippo, scritta bene.

    Il film non l'ho visto, ma mi hai messo voglia di dargli un'occhiata.

    Certamente, fare western senza azione è una scelta azzardata, che ai botteghini non paga molto.

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  3. Molto interessante questa seconda recensione; il film è appena passato sulla tv svizzera, l'ho visto ma non con la dovuta attenzione.

    Sei passato da una piena stroncatura ad un elogio spassionato. Però credo, per quanto mi riguarda, che lo scopo sia stato raggiunto, visto che mi hai fatto venire voglia di rivedere questo film e di vedere anche i film di Terrence Malick, che non ho mai visto e non conosco bene. Il parallelo tra il film e il lavoro di Malick è a mio parere molto intrigante.
    Mi è piaciuto molto come hai analizzato e raccontato il rapporto/confronto tra i due protagonisti. Credo però che ti sei lasciato prendere troppo la mano da questo argomento a discapito di altre parti solo accennate o di temi di cui non hai proprio parlato.

    Quando parli della fotografia del film citi Almendros (che io non conosco), ma non descrivi le caratteristiche della fotografia, quindi per chi non ha le tue conoscenze è difficile comprendere.
    Non dici assolutamente niente della colonna sonora del grande Nicolino Caverna (Nick Cave).
    Ultima cosa, erroraccio nel titolo del post: hai scritto L'Assassination invece che The Assassination.


    Dave

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  4. Recensione molto migliore rispetto alla precedente, anche se tendi troppo spesso a dilungarti e ripetere cose che hai già scritto. Sicuramente devi essere più sintetico, e probabilmente dovresti anche cercare di stare attento a non svelare parti del film, tipo il momento dell'assassinio di JJ, una cosa che potrebbe dar fastidio a chi non ha visto la pellicola e vorrebbe godersela senza spoiler...
    Un passo in avanti, in ogni caso.

    t.

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  5. Bella Pippo!;-)
    C'è qualche ripetizione qua e là (credo che sto Terrence Malick me lo ricorderò per tutta la vita) ma si legge comodamente!
    Good job baby!

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  6. Premetto che al mondo c'è chi è cinefilo e c'è chi è cinofilo.
    Ed io sono cinofilo, perbacco!!!
    Ma, Pippo, ti avevo promesso un commento ed eccomi qua, pur non avendo visto il film.
    Ma almeno stavolta conosco gli attori...... :-D
    Comunque un ottimo commento, bravo!, leggibilissimo ed interessante anche se un po' lunghetto ed un po' troppo "tecnico" per un non addetto ai lavori come me.....
    Continua così!!!!!!!!

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  7. Molto bene Pippo!
    Sicuramente il film merita e la recensione da te fatta darebbe un valore aggiunto ad una visione che, per come si legge, offrirebbe poco brio e tanti momenti morti!!!
    In un periodo in cui Grande Fratello e casi di trans ed escort che spopolano, la citazione: cosa si sarebbe disposti a fare pur di diventare qualcuno?! è più che mai d'attualità e mi fa piacere che tu l'abbia sottolineata come spunto di riflessione!

    Adelante Pippo!!!

    Alla prossima

    Sergione

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  8. Bella recensione pip, un pò lunghina ma molto scorrevole. Nonostante la lunghezza del film non faccia per me mi hai incuriosito e lo guarderò. Ciao alla prox

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  9. Bella Pippo...come promesso in chat, eccomi qua....direi che questa seconda 'recensione' ti è riuscita molto meglio della prima...mi hai incuriosito e provvederò a scaricarmi il film...non pensavo fosse stato un flop totale essendoci il buon Brad, anzi pensavo fosse il classico caso in cui ci mettono il belloccio per attirare l'attenzione dei +...devo dire che di solito non amo molto quando i registi fanno film rendendo 'omaggio' ad altri registi (adoro Quentin ma odio quando fa omaggi al cinema passato (vedere l'ultimo))...ma mi voglio fidare e lo guarderò, poi ti farò sapere..

    P.S.: non è che puoi variare il carattere o il colore della recensione che mi va assieme la vista?! o magari sono orbo io :-P

    CIAO

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  10. Buona recensione, migliore della precedente. Cecherò di vedere questo e altri film di Terrence Malick (Sinceramente finora avevo visto solo La sottile linea rossa).
    Unici problemi:
    1) Recensione comunque troppo lunga.
    2) Forse dice un po' troppo sulla trama del film..Potrebbe far passare la voglia di vederlo!
    Alla prossima

    Mr. B

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  11. bella recensione però secondo me le fai troppo lunghe le prox prova se riesci ad accorciarle.
    speck

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  12. Rispondo a Dave Losa, sempre presentissimo :)
    Allora sulla fotografia di Almendros non ho approfondito perché era solo un accenno.. volevo solo far notare le similitudini con il cinema di Malick. Altrimenti sarebbe stato un discorso lungo e - come avete sicuramente notato - già sono prolisso di mio! Per quanto riguarda la musica invece sono completamente ignorante! Nick Cave lo conosco solo di nome e non credo di essere in grado di poter esprimere un giudizio in merito

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  13. Per quanto riguarda l'omaggio ad altri registi, io non lo vedo come un qualcosa di sbagliato, anzi.. certo quando il citazionismo diventa solo un esercizio di stile o un voler dimostrare la propria culturale cinematografica allora il discorso è diverso.

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  14. Direi recensione molto convincente, già dalla copertina mi era balenata l'idea di vedere questo film, idea confermata da quanto hai scritto, al di là delle conclusioni sui meriti dei premi ricevuti dai vari attori...

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  15. Davvero una bella recensione...forse in alcuni tratti troppo tecnica e quindi adatta a veri intenditori di cinema...

    Cmq la storia mi ha intrigato e memore del bellissimo "LA SOTTILE LINEA ROSSA", dove nulla succedeva ma l'attenzione dello spettatore rimaneva alta, andrò a noleggiarlo...

    Crespo

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  16. Questa è la recensione che preferisco. Un po perchè ho visto il film e sono d'accordo su tutto, un po perchè mi piace come l'hai sviluppata anche in riferimento a Malick.
    Il film è particolarissimo,non facile e in più il fatto che sia un western/non western fa capire che l'obbiettivo è proprio quello di far riflettere anche sui giorni nostri come dici tu: "cosa si sarebbe disposti a fare pur di diventare qualcuno?! Risposta: basta guardare la televisione..."
    Ciò che mi è piaciuto particolarmente in questo film è come cambia la psicologia dei due personaggi dal momento in cui si conoscono in avanti,finezza di primo livello.
    Insomma bel film e bella recensione!!
    bravo pippuz

    Devit

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  17. Bellissima recensione! Mi hai fatto venire voglia di vedere il film...

    Jimmy

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